A volte ritornano…a soffiare (ma quando mai hanno smesso?) i venti di guerra: dopo che le forze armate statunitensi hanno lasciato l’Iraq, ci si chiede se è prossima una nuova offensiva bellica, questa volta nei confronti dell’Iran. Ma, questa volta, è l’Iran che sembra richiedere, con le sue continue provocazioni, una nuova guerra.
Proprio recentemente il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, in un intervento a Washington, aveva dichiarato che “Non esiste minaccia più grande alla sicurezza e alla prosperità del Medioriente che l’armamento nucleare dell’Iran” e il presidente Obama non ha escluso l’ipotesi di usare l’esercito per fermare Teheran”. Panatta aveva aggiunto: “L’Iran è una “grave minaccia per tutti noi, e una eventuale interruzione del commercio nel Golfo Persico da parte di Teheran costituisce per gli Stati Uniti la “linea rossa” da non superare”.
Adesso l’Iran ha annunciato che potrebbe chiudere lo Stretto di Hormuz, dove passano le esportazioni di greggio degli stati del Golfo membri dell’Opec, se ci fossero ulteriori sanzioni sul petrolio. La risposta di Washington? Conla V FlottaUSA pronta a non tollerare “Ogni impedimento alla navigazione nello Stretto di Hormuz”.
In poche parole: tensione alta, tanto alta che lo stesso portavoce della V Flotta americana, Rebecca Rebarich, ha sostenuto che “Il libero flusso di merci e servizi attraverso lo stretto di Hormuz è vitale per la prosperità della regione e globale e chiunque minacci di interrompere la libertà di navigazione in uno stretto internazionale è chiaramente fuori dalla comunità della nazioni”. Parole molto chiare, nonostante che lo stesso Leon Panatta, qualche settimana addietro, avesse sostenuto che un attacco militare contro l’Iran da parte di Israele o Stati Uniti “nella migliore delle ipotesi” ritarderebbe il programma nucleare di Teheran di uno o due anni. Tra le conseguenze non volute, però, per Panetta ci sarebbe un aumento del sostegno all’Iran nell’area e la probabilità di una rappresaglia iraniana sulle forze americane nelle basi in Medioriente. L’intervento, fra l’altro, potrebbe portare, sempre secondo quanto sostenuto da Panetta, conseguenze economiche deleterie e un’escalation militare: “Dobbiamo prestare molta attenzione alle conseguenze indesiderate”, aveva affermato il segretario alla Difesa Usa. Ora la situazione è tornata ad essere “calda”, se non bollente.